La Serenissima e il Fermano

Venezia che nel 584 d.C. fu inclusa nell’Esarcato d’Italia, con il trascorrere del tempo riuscì a ottenere una serie di privilegi che le permisero di commerciare liberamente in Oriente, ma soprattutto di acquisire una crescente indipendenza politico-economica. Forte dell’autonomia conquistata a poco a poco grazie alla favorevole posizione geografica, ottenne da Costantinopoli innumerevoli benefici amministrativo-commerciali che si rinvigorirono a partire dal 1126, quando Giovanni Comneno si vide costretto a ingraziarsi il suo prezioso appoggio per frenare la spinta espansionistica dei discendenti scandinavi stabilitisi nella Normandia francese.

Difatti, in un primo momento la politica antinormanna sembrò consolidare l’unione precaria fra bizantini e veneziani, ma nel 1175 l’alleanza fra la città lagunare e i normanni provocò una frattura destinata a rinnovarsi con l’adesione di Venezia alla IV Crociata. Bisanzio con Manuele I Comneno provò nel 1176 a ristabilire l’antico legame, ma risultò del tutto inutile. Infatti, mentre per l’Impero bizantino il 1204 rappresentò assieme al sacco di Costantinopoli la decadenza di un potere durato oltre sette secoli, per Venezia significò l’acquisizione del controllo mercantile sul Bosforo, il fiorire di una dinamica attività mercantile e una posizione privilegiata nel nascente Impero latino d’Oriente.

 

Proprio in un periodo tanto rigoglioso germinarono i primi rapporti politico-commerciali fra Fermo, “la Città dell’Aquila”, e Venezia,la Repubblica del Leone”. Mentre per la prima equivalsero a un’allettante prospettiva di scambio commerciale e conseguente sviluppo economico, per la seconda rappresentarono la possibilità di acquisire quei prodotti agricoli come l’olio, il vino, il grano e gli agrumi di cui il territorio fermano era ricco. L’incremento di relazioni mercantili fra i due territori favorì anche l’incontro del fulgido patrimonio storico-artistico della Repubblica lagunare con quello del Fermano.

 

Durante il Quattrocento Venezia subì un primo arresto economico, ma continuò a rappresentare un vivace luogo di scambio culturale e soprattutto uno stimolante ambiente artistico in cui i principi basilari del Rinascimento vennero riesaminati ed elaborati fino alla maturazione di un movimento piuttosto autonomo. A Venezia sia la pittura che l’architettura erano ancora molto legate a canoni bizantini e tardo-gotici, ma il parziale superamento di quei modelli avvenne proprio intorno al XV secolo, periodo cui appartengono stupefacenti testimonianze di ricerca stilistica, volta a cogliere le novità rinascimentali senza tralasciare citazioni tardogotiche.

Il Fermano non poté esimersi dall’influenza veneziana che è ravvisabile in diversi palazzi e chiese, nonché in opere commissionate a eccellenti artisti di scuola veneziana come Jacobello del Fiore, Carlo e Vittore Crivelli, Marco di Paolo Veneziano e Pietro Antonio Solari.

 

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