Associazione culturale folklorica Ortensia

gruppo_OrtensiaIl gruppo folklorico "Ortensia" è composto da circa 50 elementi, dai 5 agli 80 anni, provenienti da diversi paesi che si affacciano sulla media valle dell'Aso.

 

Ha iniziato la sua attività nel 2001, è affiliato alla F.I.T.P. (Federazione Italiana Tradizioni Popolari) e partecipa alle varie Rassegne di Folklore ed ai concorsi che vengono proposti dalla Federazione, riscotendo ovunque dei buoni successi.
Il suo repertorio si compone di musiche, canti, balli e animazioni teatrali della tradizione popolare marchigiana.

 

Ha realizzato e prodotto 6 DVD che ritraggono aspetti della vita contadina del piceno nel secolo scorso, partecipando al concorso internazionale indetto dalla F.I.T.P. "Il fanciullo e il Folklore" e conquistando un 3° un 2° e due 1° posti . Si è esibito in varie regioni italiane e anche all'estero.

 

Ha partecipato a trasmissioni televisive Rai e Mediaset fra le quali "TG3", "TG3itinerante", "Il settimanale" delle Marche, "Sabato, domenica e..", "Uno mattina", "Linea Verde", "La vita in diretta", "Festa italiana", "Sabato, domenica estate" , "Mezzogiorno in famiglia".


Il costume tradizionale

Il costume indossato dai componenti del gruppo Ortensia si avvicina al modo di vestire contadino degli ultimi anni dell' '800 fino ai primi del '900, relativamente alla zona che va dai Sibillini a Fermo.
In questo periodo, ed anche più tardi, la stoffa era tessuta in casa dalle donne e non vi era famiglia colonica o cittadina che non possedesse un telaio.
In estate si indossava il cotone bianco o turchino, d'inverno la lana di color grigio terra oppure di color avana.

 

Il vestito della festa dell'uomo era costituito dai calzoni che terminavano a cono e non raggiungevano i calzari, lasciando vedere le calze di lana. C'era inoltre un "curpittu", una sorta di gilè corto in vita, spesso usato sbottonato, sopra ad una camicia bianca o grezza, di lino o di cotone, con collo costituito da un cinturino.

La giacca, denominata "cappottella", era attillata e non lunga, veniva appoggiata su una spalla e indossata solo in chiesa o quando il contadino si recava dal padrone.

Durante i lavori dei campi i contadini indossavano il "guazzarò", una specie di camice allargato in basso, di canapa o cotone grezzo, sotto il quale portavano i calzoni.

 

Il vestire della donna campagnola era assai più appariscente: indossava una gonna ampia e lunga denominata "varnellu", molto pieghettata alla vita, soprattutto nella parte posteriore. Era di panno o di lana tessuta al telaio dalle stesse donne; su fondo rosso o turchino strisce verticali o riporti orizzontali colorati; sul davanti il "zinale" di colore vivace, anche a fiori, oppure nero, ma sempre orlato di merletto. Le mutande, i cosiddetti "mutandoni", erano bianche, ampie e lunghe, fino a sotto il ginocchio, orlate con merletto ed allacciate con stringhe.

La donna teneva sempre sul capo un ampio fazzoletto ripiegato nei quattro angoli ed ornava il petto con filze di corallo rosso sfaccettato; agli orecchi i pendenti costituiti da due pezzi: la "muccola " e la "goccia" anch'essi di corallo.

Il busto, dotato di stecche di acciaio, era di velluto nero su cui spiccavano disegni eseguiti con filo rosso e passamano bianco che serviva per allacciarlo.

La camicia, bianca e accollata, aveva un'apertura laterale pieghettata, maniche a tre quarti attillate e bordate di merletto. Sulle spalle, ripiegato a triangolo, le nubili portavano uno scialle bianco lavorato a ricamo, mentre le sposate lo indossavano colorato. I lembi di mezzo cadevano sulle spalle, mentre i laterali, incrociati sul petto, venivano fermati in vita.

 

Per informazioni

Associazione culturale folklorica Ortensia

Piazza Umberto I

63851 - Ortezzano

 

Telefono/Fax: 0734/777135

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