Torri e cinte murarie

La precaria situazione socio-politica e la conseguente lacuna amministrativa del X secolo, spinsero la popolazione sparsa per vicos a raccogliersi in castra/castella, che si presentavano come strutture civili fortificate capaci di proteggere da scorrerie e assedi militari chi non era in grado di tutelarsi autonomamente. Difatti, come precisò anche Pierre Toubert, grazie a quel tipo di insediamento venne meno l’abitato disseminato lungo le zone rurali, sopraffatte invece dai cosiddetti finages castrales.

Durante quel periodo si verificò un forte incremento edilizio destinato principalmente alla salvaguardia e alla demarcazione dello spazio abitativo rispetto a quello silvestre. Tuttavia, in un primo momento, le mura erano piuttosto precarie e non presentavano molti punti in comune con quelle robuste e di pregevole solidità costruttiva, tipiche delle zone transalpine. Solo più tardi vennero rinforzate o elevate cinte murarie più spesse che, sebbene fossero edificate con materiale di spoglio, si dimostrarono sensibilmente più sicure grazie alla presenza di torri angolari e rompitratta, cortine dotate di contrafforti, scarpe più o meno pronunciate e caditoie attraverso le quali esercitare la difesa piombante.

Con l’introduzione dell’artiglieria in campo militare, le mura subirono degli adattamenti che riguardarono soprattutto l’introduzione di feritoie orizzontali da moschetto lungo le cortine murarie. L’insediamento castrense, inoltre, era strettamente congiunto al diffondersi di quell’organizzazione politica e giuridica di autogoverno che prese il nome di Comune e diede al Fermano quella configurazione territoriale tuttora conservata.

Fra il XII e il XIII secolo si intensificò l’attività edificatoria che però concernette principalmente l’innalzamento di torri che rappresentavano un’efficace soluzione per esigenze di diversa natura. Queste strutture che tendevano alla verticalizzazione, rappresentavano innanzitutto un efficace strumento di controllo, difesa e offesa contro possibili aggressori che in città si traducevano con fronde popolari in rivolta o famiglie avversarie appartenenti alla fazione guelfa oppure ghibellina.

Le torri venivano utilizzate anche come massicce abitazioni, dotate di stanze cui si accedeva mediante ballatoi esterni. Tuttavia i torrioni simboleggiavano principalmente il prestigio socio-economico della famiglia che le dimorava. Oltre a fregiarle con elementi architettonici puramente ornamentali, si tendeva a innalzarle quanto più possibile per esibire il proprio potere sia a chi doveva spingere il naso verso il cielo per vederne la cima, sia a chi si trovava fuori città e le vedeva svettare al di sopra dei tetti. Durante le lotte di fazione molte vennero demolite, alcune subirono una cimatura e con il tempo tante altre furono date in affitto. Mentre il pianterreno era generalmente utilizzato come bottega, i piani superiori venivano adibiti a magazzini.

 

 

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