Scopri i personaggi che con le loro ricerche in ambito scientifico e naturalistico hanno lasciato un segno profondo nel territorio fermano attraverso un itinerario ad hoc!
Tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, la curiosità per la scienza e la storia naturale cominciò a brillare in tutta Europa. Merito del Positivismo, movimento filosofico che invitava tutti a guardare il mondo con gli occhi della ragione e della scoperta scientifica.
Anche il territorio fermano, da sempre innamorato dell’arte e della cultura, non restò a guardare: aprì le porte alla scienza, alla sperimentazione e all’innovazione. L’obiettivo? Far crescere l’intelletto collettivo e accendere la scintilla della conoscenza in tutta la comunità cittadina.
Così, i materiali raccolti durante le ricerche e le esplorazioni non finivano dimenticati in qualche cassetto, ma venivano condivisi con entusiasmo: attraverso pubblicazioni accademiche, mostre nei musei e raccontati nelle scuole che, oltre a formare gli studenti, diventavano veri e propri centri di ricerca attiva.
Un esempio brillante di questo spirito fu la nascita dell’Istituto Tecnico Industriale di Fermo, ideato e sostenuto dal filantropo e progressista Girolamo Montani. Un luogo dove le idee prendevano forma, la scienza si metteva al lavoro…e il futuro cominciava a costruirsi, un esperimento alla volta.
Ancora oggi possiamo scoprire i sorprendenti progressi scientifici come la storia naturale o l’etnografia – quella disciplina affascinante che studia e racconta i popoli del mondo – grazie all’instancabile lavoro di grandi menti del territorio come Tommaso Salvadori, Silvio Zavatti, Temistocle Calzecchi Onesti, Ignazio Rossi Brunori e di tutti coloro che hanno deciso di raccoglierne l’eredità e portare avanti i loro studi con passione.
Le Amministrazioni Comunali del fermano sono un esempio virtuoso di come la conoscenza possa diventare patrimonio condiviso: nel corso del tempo, hanno infatti saputo riconoscere e celebrare i propri studiosi più illustri, dedicando spazi pubblici alla valorizzazione e alla diffusione dei risultati di anni – anzi, decenni – di ricerche, esperimenti e scoperte.
Un modo concreto per dire che la curiosità e l’ingegno… qui, non dormono mai!
Tommaso Salvadori (Porto San Giorgio, 1835 – Torino, 1923) è considerato uno dei più grandi ornitologi dell’Ottocento. Fin da ragazzo, Tommaso mostrò una passione irresistibile per la zoologia e, in particolare, per lo studio degli uccelli. Di sé scrisse con tenerezza e orgoglio:
“Ero giovinetto poco più che bilustre quando cominciai a raccogliere uccelli italiani e a far tesoro delle osservazioni mie e altrui.”
In poco tempo, riuscì a mettere insieme una collezione straordinaria di volatili italiani, frutto di anni di ricerche e di un’osservazione paziente e curiosa del mondo naturale.
Nel 1930, la preziosa raccolta fu donata da una sua nipote al Comune di Fermo, che la custodì istituendo il Museo di Scienze Naturali, così da permettere a tutti di ammirare il lavoro di uno studioso che aveva fatto della passione la sua missione.
Silvio Zavatti (Forlì, 1917 – Ancona, 1985), invece, fu un autentico esploratore dei ghiacci.
Uomo di scienza e di spirito, si spinse tra i paesaggi immacolati della Lapponia, della Groenlandia e dell’Artide canadese, non solo per studiarne le caratteristiche fisiche e geografiche, ma anche per conoscere da vicino le popolazioni che li abitavano.
Durante le sue spedizioni, Zavatti raccolse oggetti di uso quotidiano, scattò fotografie e annotò con cura le proprie impressioni in dettagliati diari di viaggio. Tutto quel materiale – un vero tesoro di cultura e conoscenza – divenne il cuore del Museo Polare Etnografico, inaugurato per sua volontà a Civitanova Marche nel 1969.
Sedici anni dopo, il Comune di Fermo ne riconobbe il valore e acquistò l’intera collezione, riallestendola nel 1993 a Villa Vitali. In seguito al sisma del 2016, il museo trovò una nuova casa a Palazzo Paccaroni, dove continua ancora oggi a raccontare le straordinarie avventure di un uomo che ha fatto dei ghiacci la propria passione.
Altro protagonista del progresso scientifico fu Temistocle Calzecchi Onesti (Lapedona, 1853 – Monterubbiano, 1922), fisico brillante e visionario, anche se ancora oggi troppo poco conosciuto. Le sue ricerche, tuttavia, furono fondamentali per Guglielmo Marconi, che grazie ai suoi studi riuscì a perfezionare il primo apparecchio ricetrasmittente, capace di ricevere e trasmettere segnali acustici a distanza. Un piccolo passo per la fisica, ma un enorme balzo per le comunicazioni moderne!
Di grande fascino è anche la figura di Ignazio Rossi Brunori, appassionato tassidermista che dedicò la vita all’antica arte dell’imbalsamazione. Grazie al suo lavoro e alla sua generosità, il Comune di Montefortino poté ricevere una collezione di animali marchigiani di straordinario valore, oggi custodita nel Museo Faunistico dei Sibillini, inaugurato nel 2006.
Un luogo dove la natura si fa racconto e ogni esemplare conserva un pizzico dell’anima di chi lo ha studiato e amato.
Ma quando si parla di progresso, non si intende solo quello scientifico: è anche il segno di una società che cresce, crea e si rinnova. Il territorio fermano, infatti, è il cuore pulsante di due importanti distretti industriali, quello calzaturiero e quello del cappello. Affondano le loro radici nel XIX secolo, ma il loro sviluppo è merito della maestria e della dedizione degli artigiani locali.
Ancora oggi, queste attività rappresentano due pilastri dell’economia del territorio, simboli di un saper fare che unisce tradizione e innovazione. Per custodire e raccontare questa storia, sono nati i musei dedicati al cappello e alla calzatura, dove tra strumenti, modelli e racconti si ripercorrono gli inizi, l’evoluzione e il futuro di un’arte che continua a camminare!